Se ancor non ho tutto l'amore tuo,
cara, giammai tutto l'avrò;
non posso esalare un altro sospiro per intenerirti,
né posso implorare un'altra lacrima a che sgorghi;
ormai tutto il tesoro che avevo per acquistarti
- sospiri, lacrime, e voti e lettere - l'ho consumato.
Eppure non può essermi dovuto
più di quanto fu inteso alla stipulazione del contratto;
se allora il tuo dono d'amore fu parziale,
si che parte a me toccasse, parte ad altri,
cara giammai tutta ti avrò
Ma se allora tu mi cedesti tutto,
quel tutto non fu che il tutto di cui allora tu disponevi;
ma se nel cuore tuo, in seguito, sia stato o sarà
generato amor nuovo, ad opera di altri,
che ancor possiedono intatte le lor sostanze, e possono di lacrime,
di sospiri, di voti, di lettere, fare offerte maggiori,
codesto amore nuovo può produrre nuove ansie,
poiché codesto amore non fu da te impegnato.
Eppur lo fu, dacché la tua donazione fu totale:
il terreno, cioè il tuo cuore, è mio; quanto ivi cresca,
cara, dovrebbe tutto spettare a me.
Tuttavia ancor non vorrei avere tutto;
chi tutto ha non può aver altro,
e dacché il mio amore ammette quotidianamente
nuovo accrescimento, tu dovresti avere in serbo nuove ricompense;
tu non puoi darmi ogni giorno il tuo cuore:
se puoi darlo, vuol dire che non l'hai mai dato.
IL paradosso d'amore consiste nel fatto che, sebbene il tuo cuore si diparta,
tuttavia rimane, e tu col perderlo lo conservi.
Ma noi terremo un modo più liberale
di quello di scambiar cuori: li uniremo; così saremo
un solo essere, e il Tutto l'un dell'altro.
domenica 6 settembre 2009
martedì 1 settembre 2009
Io non ho nulla da dire - Marino Moretti
Aver qualcosa da dire
nel mondo a se stessi, alla gente.
Che cosa? Non so veramente
perché io non ho nulla da dire.
Che cosa? Io non so veramente.
Ma ci son quelli che sanno.
Io no- lo confesso a mio danno- non ho da dir nulla ossia niente.
Perché continuare a mentire,
cercare d'illudersi? Adesso
ch'io parlo a me mi confesso:
io non ho niente da dire,
eppure tra tante persone,
tra tanti culti colleghi
io sfido a trovar chi mi neghi
d'aver questa o quella opinione,
e forse mia madre, la sola
che veda ora in me fino in fondo,
è certa che anch'io venni al mondo
per dire una grande parola.
Gli amici discutono d'arte,
di Dio, di politica, d'altro:
e c'è chi mi crede il più scaltro
perché mi fo un poco in disparte;
qualcuno vorrebbe sentire
da me qualcosa di più.
"Hai nulla da aggiungere tu?"
"Io, no, non ho niente da dire."
E' triste. Credetelo, in fondo,
è triste. Non essere niente.
Sfuggire così facilmente
a tutte le noie del mondo.
Sentirsi nell'anima il vuoto
Quando altri più parla e ragiona.
Veder quella brava persona
imporsi un gran compito ignoto.
E quelli che chiedono a un tratto:
"Che avresti tu detto al mio posto?"
"Io....Non avrei forse risposto....
Io....mi sarei finto distratto..."
Non aver nulla, né mire,
né bei sopraccapi, né vizi;
osar fino in mezzo ai comizi:
"No, sa ? Non ho niente da dire."
Ed esser creduto un insonne,
un uomo che veglia sui libri,
un'anima ardita che vibri
da tutto uno stuolo di donne.
"Mi dica, sua madre che dice?
Io so dai suoi libri che adora
sua madre. Nevvero signora?
nevvero che è tanto felice?
Un figlio ! Vederlo salire,
seguirne il pensiero profondo..."
ed io son l'unico al mondo
che non ha niente da dire.
nel mondo a se stessi, alla gente.
Che cosa? Non so veramente
perché io non ho nulla da dire.
Che cosa? Io non so veramente.
Ma ci son quelli che sanno.
Io no- lo confesso a mio danno- non ho da dir nulla ossia niente.
Perché continuare a mentire,
cercare d'illudersi? Adesso
ch'io parlo a me mi confesso:
io non ho niente da dire,
eppure tra tante persone,
tra tanti culti colleghi
io sfido a trovar chi mi neghi
d'aver questa o quella opinione,
e forse mia madre, la sola
che veda ora in me fino in fondo,
è certa che anch'io venni al mondo
per dire una grande parola.
Gli amici discutono d'arte,
di Dio, di politica, d'altro:
e c'è chi mi crede il più scaltro
perché mi fo un poco in disparte;
qualcuno vorrebbe sentire
da me qualcosa di più.
"Hai nulla da aggiungere tu?"
"Io, no, non ho niente da dire."
E' triste. Credetelo, in fondo,
è triste. Non essere niente.
Sfuggire così facilmente
a tutte le noie del mondo.
Sentirsi nell'anima il vuoto
Quando altri più parla e ragiona.
Veder quella brava persona
imporsi un gran compito ignoto.
E quelli che chiedono a un tratto:
"Che avresti tu detto al mio posto?"
"Io....Non avrei forse risposto....
Io....mi sarei finto distratto..."
Non aver nulla, né mire,
né bei sopraccapi, né vizi;
osar fino in mezzo ai comizi:
"No, sa ? Non ho niente da dire."
Ed esser creduto un insonne,
un uomo che veglia sui libri,
un'anima ardita che vibri
da tutto uno stuolo di donne.
"Mi dica, sua madre che dice?
Io so dai suoi libri che adora
sua madre. Nevvero signora?
nevvero che è tanto felice?
Un figlio ! Vederlo salire,
seguirne il pensiero profondo..."
ed io son l'unico al mondo
che non ha niente da dire.

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